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Fabio Polenghi, fotoreporter per passione con il mondo come casa

Fabio aveva 48 anni quando fu ucciso il 19 maggio del 2010 a Bangkok, colpito da un proiettile in dotazione all’esercito thailandese. Era nato a Monza e “aveva ben presto scelto il mondo come casa e la fotografia come un caleidoscopio per raccontarne le mille realtà diverse: dalla moda al reportage nei luoghi dimenticati”, ricorda il sito a lui dedicato. Nella capitale tailandese stava documentando la fase finale della protesta del movimento antigovernativo delle “Camicie rosse”, che da due mesi invocavano elezioni anticipate.

Quel giorno l’esercito pose con un blitz sanguinoso la parola fine a settimane di scontri che avevano già causato decine di morti e di feriti da entrambe le parti. Fabio cadde colpito al cuore da un proiettile che lo raggiunse alla schiena, mentre fuggiva insieme ai manifestanti. L’esercito continuò a negare di avere mai colpito civili, ma il 29 maggio 2013 la sentenza di un processo penale, per il quale si era tenacemente battuta la sorella Elisabetta, stabilì invece che Fabio era stato colpito con un fucile dei militari, pur senza individuare le responsabilità personali per quella morte. Elisabetta sarebbe morta per tumore nemmeno un anno dopo, a Milano: per la memoria del fratello aveva già messo a punto un progetto, in accordo con alcuni parlamentari tailandesi, di un monumento alla libertà di informazione da collocare a Bangkok.

Introverso nonostante il sorriso sempre aperto, testimonia chi lo conosceva, Fabio preferiva non parlare di sé. Sono le sue fotografie a testimoniare il suo cammino, dagli anni di lavoro per le grandi riviste di moda alla voglia di raccontare realtà più complesse, umane e sociali, coltivando la sua parallela passione per il reportage. Dal Kosovo al Brasile, il Sud Africa, la Cambogia, il Myanmar, passando per il Kenia, Sierra Leone, Messico, Honduras, Cuba, Cina, Giappone, Corea, Nepal, India. Non è uomo dallo scatto mordi-e-fuggi, Fabio, vuole essere parte di ciò che testimonia e entrare in empatia con i suoi soggetti, nella speranza di dare così anche un contributo per un mondo migliore. I suoi ultimi scatti li troverà Elisabetta, che li raccoglierà in un libro pubblicato nell’aprile 2013 a Bangkok, dove per molti Fabio era diventato un mito. Si intitola Bangkok Last Pictures 2010 e mostra in copertina il logo RFP, Reporter for Passion.

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